Gli exchange chiedono all’Europa più regolamentazione

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Gli exchange chiedono all’Europa più regolamentazione

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

Gli exchange di criptovalute europei hanno rinnovato la richiesta di normative adeguate. La motivazione di tale apparentemente controintuitiva richiesta è che il panorama giuridico internazionale continua a variare, ha riferito Bloomberg il 7 maggio.

I dettagli

Alcuni dei maggiori exchange di criptovalute d’Europa (coloro che dovrebbero maggiormente adattarsi alle nuove norme) le richiedono. Questo non solo con lo scopo di liberarsi dalla situazione instabile. Infatti, gli exchange sembrano voler liberarsi dalle percezioni secondo le quali aiutano i criminali a trasferire denaro. Imprese come eToro Europe Ltd. a Londra e Bitpanda GmbH a Vienna affermano chiaramente che le regole “KYC” consentirebbero alle piattaforme di trading di affermarsi più facilmente. Questo oltre ad acquisire clienti e infine di sfruttare gli affari istituzionali.

“Saremmo felici di avere delle normative, in modo di sapere in che situazione ci troviamo”, ha detto Eric Demuth. L’uomo, il 31enne co-amministratore delegato di Bitpanda a Vienna ha riferito di incontrare frequentemente i potenziali regolatori. Questo presso il Ministero delle Finanze austriaco. Spostarsi in giurisdizioni scarsamente regolamentate come Malta o Gibilterra non è interessante secondo Demuth. Questo perché “non appare bene”, ha spiegato.

La ricerca di un sistema più trasparente

Perseguire la trasparenza può sembrare ironico in un mercato come quello delle criptovalute. Sopratutto visto che queste sin dal dal 2009 sono cresciute nell’ombra fino ad un valore di 800 miliardi di dollari. In molti paesi, le persone possono ancora acquistare Bitcoin da bancomat specializzati senza mostrare alcun documento identificativo. Questo può poi essere utilizzato per il commercio o per l’acquisto di beni di lusso, contrabbando e anche di proprietà lasciando poche tracce. Qui quasi tutti credono questo sia un problema. Ma questo non significa che sono tutti d’accordo. Infatti, c’è chi, come Bill Gates, crede che questa poca tracciabilità sia un problema. Dal lato opposto c’è chi chi, come Edward Snowden, crede che anche questa poca tracciabilità sia eccessiva.

“Questo è tutto ciò che riguarda l’onere della prova per la lotta contro il riciclaggio di denaro, quindi il desiderio di normative sembra molto sensato”, ha affermato Marc Ostwald. Ostwald è lo stratega globale di ADM Investor Services International a Londra. “Anche se si ottengono grandi guadagni per mezzo del trading, qualcuno potrebbe apportare un inaspettata legge che danneggia gravemente il vostro business plan”.

Un esempio dall’oriente

Negli Stati Uniti, Coinbase, con sede a San Francisco, ha raccolto 20 milioni di utenti documentando rigorosamente i propri clienti. In Asia, le regole di sostegno del Giappone lo hanno reso forse il centro globale per il commercio delle criptovalute. In Europa, l’attività è relativamente più piccola. E per molti broker è difficile o impossibile ottenere un cliente istituzionale. Le regole di conformità interne dei gestori monetari tipicamente limitano i rapporti con le imprese non regolamentate.

La Commissione europea e le autorità di vigilanza regionali stanno attualmente valutando se le attuali norme dell’Unione europea possano essere applicate agli exchange di criptovalute. Il mercato, il cui valore è salito a oltre 800 miliardi di dollari a gennaio, è sceso a circa 430 miliardi di dollari. Questo risulta dai dati riguardanti oltre 1.600 monete digitali e token tracciati da Coinmarketcap. Allo stesso tempo alcune agenzie fiscali, come quelle degli Stati Uniti e della Spagna, hanno chiesto a broker e banche di dati personali e commerciali di clienti che interagivano con questo mercato. Una spiacevole sorpresa per chi si fosse aspettato un certo livello di anonimato.

Le piattaforme in Europa non vogliono una decisione dura come quella presa in marzo dalla Germania. Infatti il BaFin ha classificato i token e le criptovalute come “strumenti finanziari”, fissando così requisiti molto severi per gli operatori. “Sarebbe orribile” per le piattaforme austriache, ha affermato Demuth. Bitpanda prevede che il volume degli scambi nel 2018 triplicherà giungendo a circa 2 miliardi di euro rispetto al livello dello scorso anno.

Gli exchange inglesi appoggiano la regolamentazione

Nel Regno Unito, eToro ha aperto i battenti nel 2007. O meglio due anni prima della creazione di Bitcoin. Le criptovalute ora comprendono circa il 75% del suo giro d’affari. Per questo non c’è da stupirsi se l’amministratore delegato di eToro Iqbal Gandham presiede un gruppo commerciale per portare la trasparenza all’industria. Tra i membri figurano Coinbase UK e lo CEX.IO. “I vantaggi della regolamentazione sono chiari. Un quadro adeguato servirebbe sia per proteggere i consumatori che garantire la longevità e la legittimità del settore stesso”, ha detto Gandham.

Alcuni broker hanno attivamente cercato di regolamentare i beni digitali come se fossero un bene tradizionale, come l’oro. Gandham, però, rifiuta questo approccio. “Dato che ci stiamo occupando di tecnologie nuove ed emergenti, non vorremmo limitarci a scegliere tra le normative esistenti sviluppate per altre classi di attività”, ha dichiarato. Le regole potenziali “dovrebbero concentrarsi su quelle organizzazioni che interagiscono con i consumatori, quelle che consentono lo scambio tra FIAT e criptovalute. Si può prendere esempio dal Giappone per vedere come potrebbe funzionare”.

Conclusione

Gli investitori del settore non possono che gioire di simili sviluppi. Più della regolamentazione quanto danneggia questo settore rallentando la sua adozione e sviluppo è la situazione dubbia e percezione popolare. Una volta che la regolamentezione è stata implementata questa porterà una nuova stabilità che potrebbe consentire al settore di prendere una forma più definita. Inoltre la percezione delle criptovalute come accesso a servizi finanziari per criminali sarebbe un problema almeno alleviato, se non risolto, una volta che il KYC verrà introdotto globalmente o quasi.

Più miste e meno omogenee probabilmente sarebbero le risposte dell’effettiva utenza delle criptovalute. La mancata regolamentazione e l’anonimità delle criptovalute hanno generato una accessibilità indicriminante nei confronti di chiunque. Questo ha sì portato al loro utilizzo da parte di criminali, ma non solo. Infatti anche dissidenti e attivisti politici così come organizzazioni “scomode” utilizzano le criptovalute. Il clima si sta già facendo pesante con azioni come la recente sospensione dei servizi al negozio online di WikiLeaks da parte di Coinbase. In questo caso però bastava che WikiLeaks si sposti su un servizio concorrente

Nel caso il KYC e l’AML venga integrato globalmente organizzazioni simili saranno costrette ad utilizzare vie traverse se non illegali per poter accedere a finanziamento. Ma, appunto, da grandi organizzazioni come WikiLeaks ci si potrebbe aspettare che l’attività continuerebbe. Cosa potremmo però dire delle singole persone che hanno bisogno di simili mezzi per proteggersi da governi autoritari? Persone come queste potrebbero trovarsi senza accesso a questo essenziale mezzo. Questo probabilmente genererà un mercato nero per le criptovalute il quale, a sua volta, porterà nuove entrate nelle mani della criminalità organizzata.