Dubbi sulla transazione Bitcoin da 1 miliardo di dollari

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Dubbi sulla transazione Bitcoin da 1 miliardo di dollari

By Benson Toti - min. di lettura
Aggiornato 16 March 2023

La comunità bitcoin si sta ponendo molte domande sulla eclatante transazione bitcoin da un miliardo di dollari avvenuta il 6 settembre scorso. La transazione consisteva di 94.506 bitcoin, del valore di circa 1 miliardo di dollari al momento dell’esecuzione.

Le domande principali sono: da dove proviene la transazione, da dove provengono quei fondi e a chi erano destinati? Di questo si discute nel web e nei social media. Quando viene eseguita una transazione così grande, di solito si tratta di un exchange di bitcoin che sposta denaro. Whale Alert, che di solito tiene traccia di gran parte degli spostamenti di BTC sulla blockchain, questa volta non ha intercettato la transazione.

La teoria più accreditata

Analizzando la transazione, si evince che molti dei portafogli erano collegati a Huobi. Come atteso Huobi ha rifiutato di rilasciare qualsiasi commento, ma ha riferito che i fondi non erano di sua proprietà.

Secondo una delle teorie più gettonate, i fondi apparterrebbero a Bakkt. Questa piattaforma di trading istituzionale ha iniziato a fare trading di recente, e avrebbe senso per loro finanziarsi in questo modo.

Se non dovesse trattarsi di Bakkt, allora saremmo in presenza di una organizzazione ignota molto ricca. Bitinfocharts, suppone che questo possa essere il wallet BTC più ricco tra quelli non legati a una società del settore criptovalute.

Da notare che nessuna delle teorie avanzate ha riguardato il fondatore Satoshi Nakamoto. Di solito, ogni volta che si verifica un importante spostamento di bitcoin si pensa a lui, ma non questa volta.

Mistero riguardo la commissione pagata ai miner

Ciò che aggiunge ulteriore mistero alla transazione, è il fatto che il mittente ha deciso di spendere 20 volte di più del necessario in commissioni. Non si conosce il motivo per cui hanno/ha optato per la fee più alta, pagando ai miner ben 700 dollari, e garantendo un tasso di 480 satoshi per byte.

Come noto se un mittente desidera che la sua transazione venga elaborata più rapidamente, può scegliere di pagare una commissione più alta, ma l’utente non sembra aver avuto bisogno di fondi immediatamente. Perché farlo allora? È possibile che fossero preoccupati per la sicurezza dei loro fondi e volessero essere sicuri di non cadere vittima di un attacco del 51%?

In un periodo in cui le commissioni sui bitcoin sono molto basse, questa scelta appare quantomeno curiosa. Nel 2017, il malumore comune riguardo bitcoin era esattamente l’alto livello di commissioni, fattore che portò a molti fork tra cui Bitcoin Cash. Ora non ci sono più problemi di questo tipo, grazie ai notevoli progressi tecnologici apportati al protocollo Bitcoin.

Al netto di tutto questo, ciò che sta interessando la community sono tutte queste teorie. Per un estraneo al settore delle criptovalute, quanto accaduto dovrebbe far comprendere quanto sia difficile restare anonimi nel mondo delle criptovalute. Per un qualche motivo, i regolatori non riescono a comprendere che usare il denaro contante per le attività illecite è più anonimo rispetto al bitcoin. Ci si domanda cosa penseranno di Zcash e Monero, quando si renderanno conto che esse sono molto più anonime.